giovedì 13 ottobre 2016

Lo schiavista di Paul Beatty


Vi consiglio un libro:

LO SCHIAVISTA di Paul Beatty.

Paul Beatty è uno scrittore americano nato nel 1962 a Los Angeles e oggi residente a New York. L’originalità della sua scrittura e dei suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, l’hanno reso uno degli scrittori contemporanei più apprezzati. Lo schiavista, pubblicato con il titolo originale The Sellout, è il quarto romanzo dello scrittore ed oltre ad essere stato accolto positivamente dai media di tutto il mondo, si è anche rivelato vincitore del premio Man Booker Prize 2016.
In Italia, è stato pubblicato pochi giorni fa con la traduzione di Silvia Castoldi per Fazi Editore.

"So che detto da un nero è difficile da credere, ma non ho mai rubato niente. Non ho mai evaso le tasse, non ho mai barato a carte. Non sono mai entrato al cinema a scrocco, non ho mai mancato di ridare indietro il resto in eccesso a un cassiere di supermercato."

Con questo incipit il protagonista della storia si presenta.
Bonbon è nero e vive a Dickens, una piccola e pericolosa zona periferica di Los Angeles, dove possiede e lavora in una modesta fattoria. Nelle prime pagine, ci troviamo assieme a lui a Washington DC, dove ammanettato, deve affrontare in processo la corte suprema degli Stati Uniti per aver posseduto uno schiavo. Ebbene sì, anche se i presenti in aula faticano a prendere sul serio una situazione che ha dell'incredibile, devono fare i conti con la realtà: un nero che ha schiavizzato un altro nero.
Attraverso una serie di flashback il narratore, nonché protagonista, ci racconta della sua vita particolarmente legata a quel quartiere. E nonostante tutto, anche se è un posto davvero molto pericoloso e povero, dove se una macchina rallenta bisogna buttarsi a terra per evitare di essere colpiti da qualche proiettile vagante, lui per varie ragioni ci è molto legato.
Le cose col tempo però cambiano, partecipa alle riunioni del gruppo che suo padre aveva fondato, i Dum Dum Donut Intellectuals, e si rende conto che nell’ultimo periodo Dickens sembra essere scomparsa. Così, con il suo amico nonché schiavo Hominy, attua un piano per riportare in vita il quartiere aiutandosi con la segregazione razziale.

Beatty attraverso una scrittura satirica e allo stesso tempo seria, pone il lettore davanti ad una storia particolarmente utopica delineata in un romanzo provocatorio dalla trama spettacolare per la sua originalità. 
Si parla del Bronx di Los Angeles, dove la povertà e il crimine fanno parte del quotidiano ed essere un poliziotto può costarti la vita, e di un uomo di colore, che con l'aiuto del suo schiavo, si lancia in un'impresa singolare.
Secondo il suo parere, lo schiavista – come viene soprannominato da chi non è d’accordo con le sue idee – non è lui, ma chi gli rema contro. Non crede che i problemi dei neri in America siano risolti, e tantomeno che si possano risolvere senza fare niente di concreto. Lo scopo delle sue azioni è quello di restituire un'identità agli abitanti di Dickens e al quartiere stesso, al quale sono riusciti a togliere anche il nome.
È per questo che quando si ritrova ad affrontare in un processo lo stato in cui vive lo fa con una tranquillità spiazzante, fuma uno spinello davanti alla corte suprema senza temere ripercussioni e non ha paura di andare in galera perché è la prima volta in vita sua che si sente così felice e in pace con se stesso, sicuro di aver compiuto le scelte giuste.

Quando lessi per la prima volta l'incipit di questo libro e la sua trama, non mi aspettavo neanche lontanamente di leggere una storia simile. È qualcosa di diverso da tutto quello che abbia mai letto, e penso proprio che se gli altri romanzi dell'autore sono interessanti anche solo la metà di questo, allora ci troviamo davanti ad un genio. 
È un libro per certi tratti ironico, sarcastico, ma che ha come scopo principiale quello di far riflettere chi lo legge. Una volta finito è entrato subito nella mia top ten di quest'anno, e mi sto già attivando per recuperare gli altri romanzi dell'autore editi in Italia: Tuff e la sua banda (Mondadori), e Slumberland (Fazi).

Parola di Lettore.

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