domenica 25 settembre 2016

Mucchio d'ossa di Stephen King.


Vi consiglio un libro:

MUCCHIO D’OSSA di Stephen King.

Mucchio d’ossa uscì in America nel 1998 con il titolo “Bag of Bones” e arrivò in Italia un anno dopo per la Sperling & Kupfer con la traduzione di Tulio Dobner.

Stephen King è uno scrittore classe 1947 nato e cresciuto nel Maine, dove ancora oggi vive assieme alla moglie Tabitha King (anche lei scrittrice). Benché il suo nome venga spesso accostato all'horror e al sovrannaturale, King è anche autore di opere di diverso genere tra le quali Stand by Me - Ricordo di un'estate, Le ali della libertà, Il miglio verde e 22/11/'63, da cui è stata tratta la recentissima serie televisiva prodotta da J. J. Abrams con James Franco. Alle spalle ha una lunga carriera inaugurata negli anni settanta, che ad oggi conta più di sessanta pubblicazioni dalle quali sono state tratte altrettante trasposizioni per il grande schermo. Infatti, assieme a William Shakespeare e Arthur Conan Doyle, è uno dei pochi scrittori ad avere un tale quantitativo di adattamenti. Grazie ai suoi tanti scritti di cui la maggior parte best seller, King è famoso in tutto il mondo per il suo contributo alla letteratura americana, e ad oggi le sue opere vantano di moltissime traduzioni.

Solo un pugno contro un pannello isolante, ma dentro di me si sciolsero ogni muscolo e ogni viscera. Mi si drizzarono i capelli. Sentì le orbite dilatarsi e i bulbi oculari contrarsi come se la mia testa stesse cominciando a trasformarsi in un teschio. La pelle mi si accapponò dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. C'era qualcosa con me là dentro. Qualcosa di morto. Non avrei potuto più accendere la luce nemmeno se avessi voluto. Non avevo più la forza di alzare il braccio.”

Mike Noonan è uno scrittore di discreto successo che a causa della morte di sua moglie Jo non riesce più a lavorare. Distrutto dal dolore provocato dai ricordi e da quel senso di malessere che lo avvolge non appena si mette a scrivere, decide di trasferirsi temporaneamente in un cottage a Sara Laughs, dove lui e Jo erano soliti soggiornare nei mesi più caldi dell’anno. Qui Mike incontra Mattie e sua figlia Kyra, orfana di padre. Tra loro si crea una magica sintonia e incominciano a frequentarsi. Una sera, Mattie lo mette a conoscenza dei problemi legali che il suocero fuori di testa le sta causando per ottenere l’affidamento della bambina. Max Devore, infatti, con l’aiuto della sua assistente Rogette, cercherà di mettere le mani sulla nipote utilizzando ogni metodo, lecito o illecito che sia. Mike deciderà quindi di lottare insieme alla ragazza, e dopo aver trascorso notti insonni causate da sogni e strani rumori, verrà a conoscenza di un mistero che lega tutti gli abitanti di quella piccola cittadina, mistero del quale anche sua moglie era a conoscenza e a cui stava indagando poco prima di morire. 

Di questo libro non nutrivo grandi aspettative. Temevo che trattasse della classica storia di fantasmi, ma sin dalle prime pagine ho dovuto ricredermi. Lo scrittore, partendo da uno dei tanti cavalli di battaglia della letteratura di genere, ha aggiunto alcuni elementi che hanno trasformato la storia in qualcosa a se stante e senza alcun paragone. Narra quindi di fantasmi, ma anche di una cittadina dove tutto viene insabbiato, dove la popolazione sopporta ogni male, e dove un tiranno è libero di fare qualunque cosa indisturbato. Arricchiscono l'opera citazioni di canzoni e di romanzi (è mio dovere citare Paul Sheldon, lo scrittore protagonista in Misery). Nonostante la mole dell’opera, Mucchio d’ossa è uno di quei libri che si potrebbero leggere all'infinito per scoprire nuovi dettagli nascosti. Perché se c'è qualcosa che i fan affezionati a King sanno, è che molte delle sue storie sono legate tra loro e ci sono sempre nuovi riferimenti da cogliere. Ho letto decine di altri suoi romanzi, e raramente mi era capitato di leggere così tante pagine con tanta foga. Tra i tanti che ho letto, questo lo ritengo uno dei migliori. Anche se trattano generi diversi, mi sento di accostare Mucchio d’ossa a capolavori come Shining e La zona morta

Lo consiglio caldamente, 
Parola di lettore.

http://amzn.to/2dUwNCX


domenica 18 settembre 2016

Norwegian Wood di Haruki Murakami.


Vi consiglio un libro:


NORWEGIAN WOOD (TOKYO BLUES) di Haruki Murakami.

Pubblicato in Giappone nel 1987 con il nome ノルウェイの森 (Noruwei no mori), viene adattato al grande schermo nel 2010 con l'omonimo film. Oggi lo troviamo nelle librerie pubblicato da Einaudi con il titolo Norwegian Wood e la traduzione di Giorgio Amitrano.

Haruki Murakami è uno scrittore giapponese nato a Kyoto nel 1949. Oltre ad avere alle spalle un gran numero di scritti, ha tradotto anche al giapponese opere di grandi scrittori come Raymond Carver, Francis Scott Fitzgerald e J. D. Salinger.

Quando Watanabe sente dopo tanto tempo la canzone Norwegian Wood, viene colto da una piccola crisi di nervi. Sono passati molti anni dal suo periodo universitario, così dentro di lui i ricordi affiorano, e decide di narrarci la sua storia. La vicenda si svolge alla fine degli anni sessanta in Giappone, dove le rivolte studentesche fanno da sfondo alla narrazione del protagonista. Fuggito a Tokyo per discostarsi dal suo passato, Watanabe Tōru rincontra Naoko, una sua vecchia amica di scuola. Assieme al suo ex fidanzato Kizuki, Naoko rappresenta una parte importante della sua vita, proprio quella da cui aveva deciso di scappare. Naoko e Watanabe si innamorano, ma la loro relazione viene ostacolata quando al compleanno di Naoko, il ricordo di Kizuki morto suicida rompe qualcosa dentro di lei, così interrompe gli studi per andare in una clinica pschiatrica.

Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era la verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.”

Watanabe riprende la sua vita passivamente e all'università incontra Midori, una ragazza estroversa che fin da subito dimostrerà un vero e proprio interesse verso di lui. Così il cuore e la vita di Watanabe si dividono per queste due ragazze: da un lato è sicuro di amare Naoko, che per lui rappresenta il passato con tutti i suoi dispiaceri, dall'altro è sicuro di provare qualcosa di forte per Midori, la ragazza dalle idee chiare che capisce essere perfetta per lui.

Murakami divenne famoso per i suoi romanzi non convenzionalmente in linea ai tempi. I primi, infatti, sono opere oggettivamente visionarie e estroverse, che oltre a discostarsi con la tradizione degli altri scrittori giapponesi, si discostavano anche dalle tradizioni della nazione stessa. Quando ancor prima di Norwegian Wood uscì “Sotto il segno della pecora”, i lettori si ruppero in due fazioni: da un lato coloro che amavano la svolta più sentimentale e adulta, dall'altro tutti quelli che si erano affezionati a quel tipo di trama e di scrittura più crudo e surreale.
Basta aver letto uno dei romanzi antecedenti al 1982  per accorgersi di quanto sia stata evidente la crescita di Murakami. Dovuta alla volontà di evolversi, di cambiare in qualcosa di più completo e maturo, la crescita dello scrittore appare in Norwegian Wood, opera che tratta tematiche importanti utilizzando una trama incalzante che la rende un romanzo di formazione completo di pathos, descrizioni e dialoghi strappalacrime, tutto condito con una splendida colonna sonora prevalentemente “beatlesiana”.
La scrittura, gli argomenti trattati, e il metodo utilizzato per rapportarsi con tali, ci faranno dimenticare l'anno di uscita di questo libro; potrebbe essere benissimo ambientato ai giorni nostri, ed è per questo che mi sembra doveroso ritenerlo un classico della letteratura.
Tale opera è una delle tante di cui ho procrastinato a lungo la lettura, ma che poi una volta iniziata, mi ha tenuto incollato fino all'ultima pagina. È senz'altro un libro di formazione da leggere almeno una, due, tre volte nella propria vita per riuscire nel tempo a coglierne le diverse sfumature e, perché no, magari crescere con lui.
Un fatto curioso che ho appreso leggendo il postscriptum dell'autore è che questo libro è stato scritto interamente nel sud dell'Europa: iniziato il 21 dicembre 1986 a Mykonos e terminato il 27 marzo 1987 a Roma.
In questo esatto momento, mentre scrivo queste parole, lo stereo di camera mia sta suonando Rubber Soul per la seconda o terza volta, e forse è ora che abbia la mia totale attenzione. Spero che le mie parole vi abbiamo convinto ad affrontare questa lettura o che perlomeno che vi abbiano intrattenuto.

Alla prossima recensione,
Parola di lettore.
 http://amzn.to/2dDyadM

domenica 11 settembre 2016

Un uomo innamorato di Karl Ove Knausgård.


Vi consiglio un libro:
 
UN UOMO INNAMORATO di Karl Ove Knausgård.

Edito da Feltrinelli nel 2015, “Un uomo innamorato” è il secondo capitolo dell'esalogia dell'autore norvegese Karl Ove Knausgård. Tradotto da Margherita Podestà Heir, è caratterizzato dall'essere un solo lungo capitolo di seicentocinquanta pagine. Sempre editi da Feltrinelli, troviamo oltre al primo volume “La morte del padre”, anche “L'isola dell'infanzia” e “Ballando al buio”, rispettivamente il terzo e il quarto libro.

In “Un uomo innamorato”, troviamo un Karl Ove diverso da quello che traspare da “La morte del padre”. Anche se il carattere è rimasto pressoché immutato, ora ai nostri occhi appare maturo e deciso a combattere l'insoddisfazione di cui ha sempre faticato a liberarsi.

Inappagato dalla propria vita in Norvegia, decide nell'arco di pochi giorni di lasciare sua moglie Tonje e di andare a vivere a Stoccolma. Al suo arrivo incontrerà Geir, un altro scrittore con cui aveva fatto conoscenza ai tempi degli studi a Bergen e con il quale stringerà una profonda amicizia.
I primi giorni in Svezia li passerà nella casa del suo amico e di sua moglie, ma deciso a “ricominciare a vivere”, incomincerà quasi subito a cercare un posto tutto suo.
Attraverso una serie di fortunati eventi, l'autore finirà per incontrare Linda, una ragazza che aveva già conosciuto tempo prima ad un seminario per scrittori e della quale era stato segretamente innamorato. Nonostante i precedenti non molto rosei, i due incominciano a frequentarsi e finiscono per andare a vivere insieme. Seppur a conoscenza degli alti e bassi di una convivenza basata su due caratteri diversi ma allo stesso tempo di forza affina, riescono a trascorrere molti momenti felici.

Poi incontrai Linda, e il sole si levò. Non riesco a dirlo in altro modo. Si levò il sole nella mia vita. Prima soltanto come un leggero bagliore di luce all'orizzonte, quasi come a dire, è da questa parte che devi guardare. Poi giunsero i primi raggi, tutto si fece più evidente, più facile, più leggero, più vivo e divenni sempre più felice, infine il sole si trovò al centro del cielo della mia vita e ardeva, ardeva, ardeva.”

Knausgård scrive del suo rapporto con l'ambiente familiare e di quanto sia imprevedibile per lui: dalle situazioni che possono venirsi a creare all'interno di una relazione a quanto gli risulti difficile apprezzare quello che possiede. Finisce per raccontarci anche dei suoi periodi altalenanti dovuti alla nascita e alla crescita delle sue figlie Vanja e Heidi. Si dispiace di come non riesce a fare a meno di sentirsi irritato e frustrato dai comportamenti di Linda, la quale non riesce a comprendere la sua necessità di scrivere e con cui finisce sempre per avere discussioni burrascose.

Un uomo innamorato”, segue di fatto “La morte del padre”. Se nel primo volume l'argomento principale è il rapporto dell'autore con il padre e la sua morte, quest'opera tratterà prevalentemente di vita e amore. In questo libro permane il forte spirito autocritico dell'autore; Karl Ove infatti narra gli eventi tralasciando eventuali giustificazioni, rievoca, per filo e per segno, tutti i suoi errori con la stessa onestà e con la stessa tranquillità che adotta quando parla delle sue conquiste. Dunque questa è una lettura particolare. Ho notato un ritmo di lettura appena più lento rispetto al primo volume; serrato nella narrazione dei momenti di vita quotidiana, e più ponderato quando si parla dei suoi pensieri.
A parer mio la prosa di questo autore norvegese la si ama o la si odia. Io la amo, e penso che questo – come il primo, o forse addirittura di più – sia uno di quei libri che ti aiutano a capire meglio te stesso e ciò che ti circonda.

Ho già rivelato troppo,
non mi resta che augurarvi buona lettura! 

Parola di lettore.

http://amzn.to/2dUvTpK

domenica 4 settembre 2016

Mi chiamo Lucy Barton di Elisabeth Strout.


Vi consiglio un libro:

MI CHIAMO LUCY BARTON di Elisabeth Strout.

Elisabeth Strout è una scrittrice americana nata a Portland il 6 Gennaio 1956, ed è grazie alla vincita del premio Pulitzer nel 2009 con il suo romanzo Olive Kitteridge che ha potuto allargare la sua cerchia di fedeli lettori.
Mi chiamo Lucy Barton” è un libro edito da Einaudi con la traduzione di Susanna Basso. Sesto libro della scrittrice, è uscito nelle librerie italiane il 3 maggio 2016, riscuotendo un enorme successo e confermando il talento che questa autrice aveva già dimostrato con i lavori precedenti.

"Ci fu un tempo, ormai molti anni fa, in cui dovetti trascorrere quasi nove settimane in ospedale. Succedeva a New York e la notte, dal mio letto, vedevo davanti a me il grattacielo Chrysler con la sua scintillante geometria di luci. Il giorno spegneva la bellezza dell'edificio che, a poco a poco, ridiventava solo l'ennesima immane architettura stagliata contro il cielo azzurro e, come le altre, remota, silenziosa, altera."

Costretta a rimanere in ospedale dopo le complicazioni dovute ad un intervento, Lucy si sofferma ad osservare il paesaggio al di fuori della finestra della sua stanza. Proprio davanti a lei si trova il grattacielo Chrysler, un enorme e illuminatissimo palazzo che non appena sorge il sole, perde il suo scintillio per ritornare a fare parte delle tante figure anonime dello skyline di New York.
Con questa introduzione, Elisabeth Strout incomincia a raccontarci di Lucy, e dell'incontro con la madre.

Non accadeva da anni, e Lucy non pensava che fosse più possibile.
Sua madre aveva paura di volare, eppure in quel preciso momento si trovava in piedi davanti a lei. La vede all'improvviso, vicino alla porta. Un attimo dopo se la ritrova accanto, e nonostante i tanti anni di lontananza e le tante cose che le erano successe, le poche parole che le vengono in mente le muoiono in bocca. La protagonista si accorgerà di non sentirsi più legata emotivamente a lei, e quando sua madre le si avvicinerà e la saluterà, lei si limiterà a contraccambiare.
La madre rappresenta l'unico collegamento alla famiglia e al suo triste passato, ed è proprio per questo che Lucy si sente giudicata in ogni sua azione.
Rimarrà accanto a lei cinque giorni e cinque notti, senza mai dormire. Le poche parole che si scambieranno all'inizio, con la vicinanza e la solitudine alla quale le due sono costrette, si trasformeranno in breve tempo in una cascata di ricordi e emozioni diluiti con silenzi e pause di riflessione.
Durante la narrazione, la protagonista si ritroverà a riflettere su come il rapporto con la sua famiglia e il passato, si sia riversato nella sua vita nella grande mela, dove ora è una scrittrice che gode di un discreto successo.
Rimarrà sconcertata nel ricordare avvenimenti che erano scomparsi dalla sua mente, e a riguardo dei quali la madre non fa cenno: dal metodo particolare con cui i suoi genitori la punivano, fino al rapporto con un'altra scrittrice di New York, composto da dialoghi brevi e diluiti nel tempo.

Questo romanzo è uno dei rari casi in cui l'autrice parla di una vicenda a sfondo famigliare in così poche parole; in non più di centosessanta pagine, riuscirà a trattare in maniera più che esaustiva alcuni argomenti universalmente noti come il rapporto tra madre e figlia, l'insicurezza, e il dolore. E sarà proprio il dolore, tra tutti, la costante di questo libro.
Quanto appena scritto, è solo una misera parte di quello che troverete leggendo questo romanzo. Nella brevità dei suoi capitoli, Elisabeth Strout riesce ad affascinarci come solo una scrittrice talentuosa e competente è in grado di fare.

Libro consigliatissimo,

Parola di lettore.
http://amzn.to/2d14khY