sabato 20 agosto 2016

La morte del padre di Karl Ove Knausgård.

Vi consiglio un libro:

LA MORTE DEL PADRE di Karl Ove Knausgård.

Libro edito da Feltrinelli e tradotto da Margherita Podestà Heir, "La morte del padre" è il primo di sei volumi autobiografici. Sempre editi da Feltrinelli, troviamo “Un uomo innamorato”, “L'isola dell'infanzia” e il quarto volume uscito di recente intitolato “Ballando al buio”.

Per il cuore la vita è semplice: batte finché può. Poi smette. Prima o poi, un giorno o l'altro, questo movimento, instancabile e ritmico come quello di una pressa, cessa in modo del tutto autonomo e il sangue prende a defluire verso il punto più basso del corpo dove si raccoglie in una piccola cavità, visibile dall'esterno sotto forma di una macchia scura e cedevole al tatto che compare sull'epidermide sempre più bianca. Tutto questo mentre la temperatura si abbassa, le membra si irrigidiscono e i visceri si svuotano. I cambiamenti intercorsi in queste prime ore avvengono così lentamente e sono compiuti con tale sicurezza da avere in se qualcosa di rituale [...]

Utilizzando questo incipit, Karl Ove Knausgård inizia a raccontarci la sua vita attraverso una collana di sei libri autobiografici dal titolo originale norvegese Min Kamp. Scegliendo questo titolo, l'autore ha voluto consapevolmente creare un contrasto con l'operaMein Kampf” di Adolf Hitler, descrivendo quella che è la sua lotta, ovvero una lotta personale che si svolge nel quotidiano; creando così un contrasto più che evidente con la grande lotta di Hitler.
Nel primo volume vengono narrati alcuni episodi risalenti ai suoi primi anni di vita e al suo particolare rapporto con la figura paterna; a partire da quando, da bambino, gli sembrò di vedere la figura di un uomo durante un servizio in televisione, a quando decine di anni dopo, si troverà davanti al cadavere di suo padre, con la pelle pallida e i polpastrelli ingialliti dalla nicotina. Attraverso questo volume scopriamo la forte capacità autocritica dell'autore, che darà sfogo a critiche e riflessioni sulla vita che lo circonda, dagli avvenimenti più banali ad un evento importante e ancora tabù come può essere al giorno d'oggi la morte.

Karl Ove sa scrivere, e lo fa bene. Nonostante sia un romanzo di letteratura contemporanea, usa uno stile di scrittura differente da quello dei tanti romanzi che affollano al giorno d'oggi le librerie. Si tratta di un linguaggio coraggioso, forse l'unico realmente adatto a una tale opera. In tutte le cinquecentocinque pagine, veniamo investiti da un gran numero di minuziosi dettagli – come ad esempio la descrizione nei minimi particolari delle stanze e dei paesaggi che lo circondano – lo scrittore racconta per filo e per segno dettagli che a prima vista potrebbero risultare estenuanti e inutili ma dei quali poi, giunti alle ultime cento pagine, non riusciremo più a farne a meno. 
 
È un libro consigliato a chi vuole compiere una lettura diversa dal solito, e non è assolutamente adatto a chi cerca una storia leggera con cui intrattenersi sotto l'ombrellone. Una volta iniziato, vedrete che non riuscirete più a staccarvene e l'amerete anche voi come l'ha amato il sottoscritto.