lunedì 31 luglio 2017

La donna è un’isola di Auður A. Ólafsdóttir


Auður Ava Ólafsdóttir è una scrittrice islandese nata nel 1958 a Reykjavik. I suoi quattro romanzi (Rosa candida, La donna è un’isola, L’eccezione, e il rosso vivo del rabarbaro) sono pubblicati in Italia da Einaudi e tradotti dall’islandese da Stefano Rosatti. 
La donna è un’isola, la seconda fatica dell’autrice. Venne pubblicata nel 2004 in Islanda e soltanto nel 2013 in Italia. In libreria, è possibile trovarla nell’edizione rilegata Einaudi Supercoralli (18,00€) oppure in brossura all'interno della collana Super ET (12,00€).

Sì, conosco tante lingue, forse troppe, ma in fondo non sono mai stata davvero capace di trattare, con le parole, di esprimerle faccia a faccia, a un uomo. Certo, so che la frase semplice si costruisce con soggetto, predicato e complemento oggetto, e che periodi più complessi richiedono l'uso di preposizioni varie, ma la mia padronanza di lessico e sintassi non è che vada molto più in là di questo. Alla fin fine, io non sono una capace di trovare le parole, quelle giuste, voglio dire (che poi è ciò che conta davvero). Neanche per esprimere i concetti più necessari, tipo, nell'ordine: "stai attento", oppure: "ti amo”.

La protagonista del romanzo, nonché narratrice, è una donna sulla trentina, poliglotta e affettivamente disfunzionale. Il giorno in cui decide di tagliare i rapporti con l’amante, suo marito le comunica di essere intenzionato a divorziare. Si ritrova improvvisamente sola; decide allora di andare a vivere nel piccolo studio che possiede accanto al porto della città.
Successivamente scopre di non stare affatto male sola e che forse è proprio quello il suo destino. Intanto in una telefonata le viene comunicato che è la vincitrice di un concorso alla quale aveva partecipato tempo prima e scopre di essere la nuova proprietaria di un cottage. Su due piedi decide di partire per un viaggio dal quale potrebbe non fare mai ritorno. È l’amica Auður, incinta, a movimentare il romanzo cadendo sul vialetto di casa. Dal letto dell'ospedale affida alla protagonista il figlio Tumi, un bambino molto intelligente ma fragile, quasi cieco e praticamente sordo. La protagonista decide comunque di partire, iniziando così un viaggio che la porterà a riscoprire il suo istinto materno e affettivo nei confronti del bambino, e nuovi sentimenti verso un uomo misterioso.

Alzo il volume, una donna canta di sofferenza e amore: Cuando sufras, también piensa en mí, quando soffri, pensa a me. Non a Dio, o a qualcun altro. A me.

Credo che il punto focale di questo romanzo sia il viaggio interiore e la nascita (o la riscoperta) dell’istinto materno nella protagonista. Come le dice l’ex marito nelle prime pagine del romanzo, all’inizio della sua «nuova vita» è altamente indipendente e priva di alcun istinto materno. Questo le viene in soccorso quando la vita le crolla addosso, quando si accorge di non riuscir a comunicare con un bambino nonostante conosca più di dieci lingue e nel momento in cui si accorge di essere immatura rispetto alle sue coetanee.

La donna è un'isola quindi parla del viaggio intorno all'isola della protagonista, intervallato da strani incontri che la riporteranno indietro con gli anni e le faranno mettere in dubbio tutto quello che pensava fosse sicuro all'interno della propria vita.

Ho scelto di leggere questo romanzo a causa dell’enorme rumore mediatico che aveva provocato in tutta Europa. Le prosa della scrittrice è delicata, in diversi punti poetica. È la prosa appartenente a una donna che si riscopre madre senza volerlo, per necessità. 
Scritto in prima persona, La donna è un’isola è un viaggio all’interno della mente della protagonista, alla scoperta dei suoi limiti, dei doveri e dell’amore ritrovato nei confronti di se stessa. 
Un viaggio da percorrere insieme alla protagonista e a Tumi, che ci farà amare la vita e tutte le possibilità che questa dà.

Parola di lettore.