domenica 14 maggio 2017

Karl Ove Knausgård travels through North America

Oggi voglio parlarvi di un racconto diverso da quello che viene affrontato solitamente all’interno di questo blog. Voglio infatti parlarvi del racconto di viaggio dell’autore norvegese Karl Ove Knausgård scritto per il quotidiano americano The New York Times con l’intenzione di narrare dal suo punto di vista di uomo europeo, le sensazioni e le emozioni provate dai Vichinghi al momento del loro sbarco in America. Il racconto è diviso in due parti, ne consiglio la lettura direttamente dal sito in quanto correlato dalle splendide immagini scattate dal fotografo Peter Van Agtmael. 


Karl Ove Knausgård è uno scrittore norvegese classe ‘68 divenuto famoso con il ciclo di sei romanzi autobiografici dal titolo “La mia lotta”. In Italia sono pubblicati da Feltrinelli i primi quattro volumi: La morte del padre, Un uomo innamorato, L’isola dell’infanzia e Ballando al buio. Questa estate dovrebbe uscire il quinto volume, intitolato La pioggia deve cadere. 

Peter Van Agtmael è un fotografo statunitense nato a Washington DC nel ’81. Ha pubblicato Disco Night Sept 11, uscito nel 2014, e Buzzing at the Sill, uscito lo scorso anno. Il primo è un progetto fotografico sull’America post 11 settembre, mentre il secondo riguarda l’America e le sue guerre. 

Karl Ove è in volo per Toronto e quando si ricorda di essere senza patente, ormai è troppo tardi per tornare indietro a rimediare. Al suo arrivo, non riesce a farsi spedire un certificato che attesta la sua abilità di guida e solo dopo qualche giorno, fortunatamente riesce a risolvere il problema. Incontra Peter, il fotografo che dovrebbe seguirlo lungo tutto il viaggio e con il quale lo scrittore troverà una particolare sintonia nonostante i due abbiamo caratteri molto diversi.

Partendo dalla capitale canadese e passando per Terranova e Labrador, Karl Ove in queste poche pagine finisce per raccontarci dell’incontro con un suo lontano parente, un certo Mark Haltoy, del quale ignorava l'esistenza.

Da grande estimatore dell’autore ho trovato questo testo leggermente sottotono. È ovviamente scritto bene, ti tiene attaccato al foglio dall’inizio alla fine, tuttavia una volta giunto alla fine mi sono sentito leggermente disorientato. 

Il finale non mi ha convinto del tutto in quanto avrei preferito una riflessione più approfondita dell’epoca di emigrazione norvegese, tuttavia è anche vero che l’autore stesso ammette di aver scoperto poco o niente dai suoi dieci giorni in America. Una cosa che lo scrittore riesce a far percepire magistralmente sono le atmosfere nelle quali si ritrova intrappolato: dalla stanza d’albergo al pub con la musica altissima. È una lettura frivola, sicuramente molto meno pesante della sua splendida esalogia autobiografica.

Parola di Lettore. 

Clicca qui per leggerlo: 
prima parte
seconda parte