Vi
consiglio un libro:
TERRENI
di Oddný Eir Ævarsdóttir
Oddný
Eir Ævarsdóttir è una scrittrice islandese nata nel 1972. Si
è laureata all’università Sorbona di Parigi e oltre ad essere
scrittrice, gestisce assieme al fratello Uggi
Ævarsson
la casa editrice Apaflasa
e uno spazio d’arte contemporanea tra New York e Reykjavik. Ha
inoltre collaborato con l’artista Bjork (a sua volta islandese) in
Vulnicura
e
in un
particolare progetto della cantante per la salvaguardia naturale
chiamato Biophilia.
L’opera
in questione
dal titolo originale Jarðnæði
è
il suo terzo scritto autobiografico e
oltre
ad aver vinto nel 2012 l’Icelandic
Women’s Literature Prize,
ha ricevuto anche l’importante nomina all’Icelandic
Literary Award 2011.
Terreni
è sbarcato in Italia nel 2016 pubblicato da Safarà Editore con la
traduzione di Silvia Cosimini.
“È
strano essere di nuovo a casa. È un sollievo, però allo stesso
tempo provo ancora un po’ di nostalgia. Devo cercare di sistemarmi
e trovare casa, ma alle mie condizioni. Probabilmente da sola. Forse
potrei tenere un cane. Peccato che sia così difficile viaggiare
oltreoceano con i cani. Li mettono in stiva? L’amore è cieco, e
non è il solo ad esserlo. Mi sento come se mi avessero coperto gli
occhi con una benda. Libererò di questa benda, ci scriverò sopra,
al chiarore dell’alba. Il sole rinasce.”
L’opera
autobiografica in questione conta duecentoquaranta pagine ed è
scritta sotto forma di diario. Narra di una donna che per diversi
anni ha vagato per l’Europa e ad un certo punto decide di tornare
nella sua terra natale, l’Islanda, per trovare delle risposte a
quesiti divenuti ormai parte di lei in un tempo di crisi.
La
storia è scritta su due livelli, a mio avviso molto importanti. Il
primo livello riguarda la quotidianità della protagonista, la sua
vita accanto al fratello Ugli e il suo compagno Fugli. Racconta della
sua volontà di sistemarsi, di costruire una casa dove mettere
famiglia assieme alle due persone in assoluto a cui è più legata.
Mentre l’altro livello riguarda la sua conoscenza
storico-letteraria, infatti per tutto il testo vengono citati
romanzi, saghe e poesie di autori appartenenti alla cultura
islandese.
Mi
ha colpito particolarmente un quesito che l’autrice
si pone che
a mio parere è pieno di significato
ovvero:
è possibile convivere e provare intimità e affetto mantenendosi
comunque relativamente distanti e autosufficienti?
La donna si interroga più volte riguardo a questa domanda in quanto
lei, studiosa, ha bisogno di calma per scrivere e lavorare, cosa che
ammette di non riuscire a fare quando qualcuno in casa è teso per
qualunque
motivo. D’altro
canto è spaventata di una convivenza a tutti gli effetti, dei propri
spazi che si riducono, che col il tempo diventano inevitabilmente
anche dell’altro.
La
prefazione del libro scritta da Massimiliano Bampi è senz’altro
degna
di nota. L'Islanda
è un’isola con poco
più di trecento mila abitanti
ma con artisti in
quantità e soprattutto di qualità. Soltanto
nel panorama letterario
basti
pensare a Halldór Laxness, Jón
Kalman Stefánsson, Gunnar Gunnarsson o
proprio
la
scrittrice stessa
di quest’opera,
Oddný
Eir Ævarsdóttir, senz’altro
uno dei nomi più importanti della letteratura contemporanea
dell’isola.
Detto
questo, mi sento di ritornare sulle mie parole. Terreni è molto di
più di un romanzo autobiografico. È la ricerca di se stessi, la
dura ricerca di un luogo dove vivere la propria vita felici, di un
terreno fertile da coltivare.
Vi
lascio augurandovi buona lettura con alcuni versi di una poesia di
Kristján
Jónsson Fjallaskáld
citata
nelle ultime pagine dell’opera:
Sull’artico
deserto d’arena,
Solo
di notte io vago,
Ormai
svanita è la regione del Nord,
Ormai
non ho più casa.
Parola
di lettore.
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