lunedì 28 novembre 2016

L'isola dell'infanzia di Karl Ove Knausgård

Vi consiglio un libro:


L’ISOLA DELL’INFANZIA di Karl Ove Knausgård.


Karl Ove Knausgård è uno scrittore norvegese nato ad Oslo nel 1968. Nel 1998, con il suo romanzo di debutto “Ute av verden” (in Italiano Fuori dal mondo, inedito in Italia), vince il Norwegian Critics Prize for Literature, primo caso d’assegnazione del premio norvegese ad un debuttante. Nel 2009 pubblica una serie di sei libri autobiografici in cui si mette a nudo raccontando la storia della propria vita. Nel 2014, La Feltrinelli acquista i diritti per l’intera esalogia e la pubblica riscuotendo un grande successo. Ad oggi, la serie autobiografica di Karl Ove Knasugård è ancora in fase di pubblicazione: troviamo in libreria solamente i primi quattro capitoli: La morte del padre (2014), Un uomo innamorato (2015), L’isola dell’infanzia (2015), e Ballando al buio (2016).

Terzo libro dell’esalogia dello scrittore norvegese, L’isola dell’infanzia è edito da Feltrinelli Editore e tradotto da Margherita Podestà Heir.


Il mondo era qualcosa sulla cui cima io camminavo, era impenetrabile e duro, impossibile precipitare, anche se poteva sollevarsi fino a diventare una ripida parete rocciosa o cadere in valli profonde. In fondo sapevo che era così, ma non lo avevo mai percepito prima: quella sulla cui camminavo era una superficie.”


Quando la sua famiglia si trasferisce in una piccola isola della Norvegia meridionale con poche centinaia di persone, Karl Ove non sa ancora parlare. Si stabiliscono in una zona residenziale e crescendo Karl Ove lega con altri bambini, tra questi stringe una profonda amicizia con Geir. Intanto, a causa di alcuni episodi accresce dentro di lui la paura e l’odio verso il padre. Questi sentimenti, che diventano il fulcro principale del romanzo, faranno si che una quarantina d'anni dopo, lo scrittore scriva la sua storia in più di tremila pagine. Come aveva ampiamente descritto nel primo libro, la paura è ben motivata. In ogni attività che il protagonista svolge con il padre, difficilmente riesce a non sembrare scosso ed impaurito. Lo stesso padre che lo porta in un negozio di musica e con cui va a sciare lo chiama checca quando non riesce ad imparare a nuotare, creandogli grande confusione. Per questo, rivolge tutte le attenzioni alla madre, completamente diversa rispetto al marito. Cresciuto Knausgård ci racconta del suo periodo ribelle, del suo primo approccio vero e proprio alla musica avvenuto grazie al fratello, e alle sue prime cotte amorose. Narra della musica che ascoltava, i Wings e i Beatles, ma anche alcuni gruppi punk della capitale norvegese. Risolve il problema del padre evitandolo il più possibile, ma un giorno viene a sapere che la madre è obbligata a partecipare ad un corso ad Oslo, quindi per qualche mese dovrà assentarsi da casa. Supera questo ostacolo con non poca fatica, passando uno dei periodi più brutti della sua infanzia, e quando scopre che suo padre, di professione insegnante, dovrà anche lui recarsi fuori città per qualcosa di simile, è più felice che mai. Con la sua mancanza, le regole dettate diventano meno rigide e così anche il suo umore.



Come detto poco fa, a mio avviso Karl Ove è spaventato non solo dall’atteggiamento del padre, ma anche della sua imprevedibilità. Ha paura quando è presente, ma anche quando è a lavorare o in città; non appena sente i suoi passi provenire da dietro si drizza all’istante, terrorizzato da quella figura che non riesce neanche minimamente a comprendere. Sviluppa infatti un rapporto più profondo con la madre, che nonostante abbia sposato una persona così imprevedibile e violenta, si rivela essere l'esatto opposto.
Purtroppo a mio avviso, L’isola dell’infanzia è più debole rispetto ai precedenti volumi. La morte del padre e Un uomo innamorato, avevano del mordente che è mancato a questo romanzo oltre alla totale mancanza di un punto di arrivo. Nel primo libro La morte del padre il punto cardine è effettivamente il momento in cui suo padre muore e tutto quello che comporta; in Un uomo innamorato il cambiamento radicale della sua vita da Tonje a Linda, dalla Norvegia alla Svezia. Nel terzo volume, invece, si parla solo della sua infanzia, in modo forse troppo approfondito. Tuttavia ho apprezzato le descrizioni della Norvegia meridionale e dei momenti ricreati come solo un grande scrittore riesce a fare.


Quanto al quarto volume Ballando al buio, nutro grandi aspettative; da quello che ho letto in rete si prospetta un capitolo molto più interessante e avvincente.

La lotta scritta da Knausgård, rimane a mio parere uno dei casi letterari più interessanti degli ultimi anni, e così vi invito alla sua lettura.


Alla prossima recensione,

Parola di lettore.

martedì 22 novembre 2016

I HAVE NO DREAM – Paul Beatty alla Triennale di Milano

I HAVE NO DREAM – Paul Beatty a Milano

Domenica 20/11 ho partecipato alla presentazione de “Lo schiavista” dello scrittore americano Paul Beatty edito da Fazi.

Ecco un breve time-lapse della mia giornata:

Reduce da una mattinata di viaggio su un vecchio treno dai sedili sgualciti che sussultava in continuazione, arrivare a Milano per me è stato un enorme sollievo. La Triennale quel giorno – come per tutta la durata dell'iniziativa Milano Book City 2016 – era piena di gente. Dopo un pasto “alla milanese” fatto a cavallo delle 14:00, sono andato nella Saletta Lab, dove già una decina di persone erano in attesa dell'inizio della presentazione.

Alla conferenza, tra pubblico a sedere - me compreso - e persone in piedi ai margini della stanza, eravamo forse una settantina e nonostante l'atmosfera intima, l'accoglienza data all'autore è stata davvero calorosa.
La presentazione è incominciata con la lettura dell'incipit del libro e con una analisi breve del testo. Oltre a Paul e al suo traduttore simultaneo Thomas Fazi, presenziavano la traduttrice del libro Silvia Castoldi, Fabio Deotto e Lara Ricci i quali oltre a presentare il libro e a coordinare l'evento, hanno dato vita ad un vero e proprio dibattito molto interessante su cosa significasse per lo scrittore essere nero in un'America governata da Trump.
Lo scrittore ha risposto ampiamente alle domande dei due presentatori, spesso prolungandosi a raccontarci situazioni vissute nell'arco della sua vita. Dall'affermazione “ci sono troppi messicani” di un suo amico messicano e del significato dietro a questo, a quando, l'autore ricorda, da giovane doveva andare a trovare la sua ragazza in un altro quartiere e la polizia glielo vietò in quanto i due quartieri erano capitanati da bande rivali.

A Paul Beatty interessa raccontare soprattutto di quei segmenti di California rurale che persino molti californiani non conoscono, dove la pastorizia e l'agricoltura sono ancora i capisaldi dell'economia del luogo e la gente è solita spostarsi a cavallo.

La presentazione de “lo schiavista” si conclude con la lettura da parte della traduttrice di un pezzo delle ultime pagine del libro alquanto utile a comprendere lo stile utilizzato dello scrittore.

Seduto qui sugli scalini d’ingresso della Corte Suprema, a fumare erba sotto il motto «UGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE», fissando le stelle, ho finalmente capito cosa c’è che non va in Washington D.C. È che tutti gli edifici sono più o meno della stessa altezza, e non esiste nessuna skyline a eccezione del monumento a Washington, che tocca il cielo notturno come un gigantesco dito medio mostrato al mondo.”

A evento terminato Paul Beatty si è prestato a parlare con i presenti, rispondere a domande, fare foto e firmare i libri, rivelandosi così non solo un grande scrittore ma anche una persona cortese e alla mano. 


Clicca QUI per leggere l'incipit del libro 

domenica 20 novembre 2016

Guna di G. Masi e Nigraz

GUNA di Giovanni Masi e Nigraz

Pubblicata pochi giorni fa da Nicola Pesce editore, Guna è una graphic novel frutto della collaborazione tra lo sceneggiatore di fumetti Giovanni Masi e l’illustratore Simone Pontieri, in arte Nigraz.



Isolati all’interno di una foresta a causa di un conflitto di cui non sappiamo nulla, la comunità di un circo si trova a dover fare i conti con la convivenza forzata. Tra circensi e animali da circo, spuntano litigi, dissapori e contrasti. 

Il titolo dell’opera, Guna, prende il nome dall’omonima scimmia di proprietà di un giovane circense cieco, la quale è anche la protagonista indiscussa dell’opera. La storia si adegua ai suoi impeti, al suo istinto, ed è attraverso di lei che i lettori e i personaggi di questa stravagante storia vivono i dieci mondi della filosofia buddista: inferno, avidità, animalità, collera, umanità, estasi, studio, realizzazione, bodhisattva, e illuminazione. Si creano così vari spezzoni lungo la storia, partendo dal primo mondo più negativo, l'inferno, fino ad arrivare all’illuminazione, il mondo più positivo e desiderabile.

Inviatomi gentilmente in ebook pochi giorni prima dell'uscita ufficiale, Guna è stata per me una piacevole sorpresa. Non è solo la storia di un circo isolato in mezzo alla foresta, ma molto di più: è un viaggio di scoperta della natura umana, tramite tutte le fasi del mondo della filosofia buddista. 
Attraverso le parole e le frasi dello scrittore Giovanni Masi, ci ritroveremo dentro a Guna, la scimmietta da cui prende il nome il fumetto, e con lei proveremo qualsiasi tipo di emozione. Sarà infatti lei stessa la nostra guida all'interno del racconto, a narrarci i rapporti tra i personaggi, tra natura e uomo, e tra uomo e natura, due rapporti spesso confusi ma decisamente distanti l'uno dall'altro. 
Grazie alla combinazione del tratto e i colori di Nigraz, con l'aiuto della narrazione di Masi comprendiamo la brillantezza di questo fumetto - che non si limita ad essere un piacevole oggetto di distrazione dalla routine quotidiana ma molto di più. 

Consigliatissimo,
parola di lettore. 




 

domenica 13 novembre 2016

Fine turno di Stephen King

Vi consiglio un libro:

FINE TURNO di Stephen King

Stephen King è uno scrittore americano classe '47 originario del Maine che vanta una lunga e prolifica carriera. Autore di storie divenute cult del cinema e della letteratura, è la mente che ha partorito opere del calibro di Shining, Stand by Me, It, e Il miglio verde.
Ad oggi, vive tra la Florida e il Maine assieme a sua moglie Tabitha dalla quale ha avuto due figli maschi Joseph Hillstrom e Owen, e la figlia Naomi Rachel. Ha ricevuto un’infinità di premi, tra cui la National Medal of Arts nel settembre del 2015 conferita dall'ormai ex presidente Obama in persona.
Parte dei suoi lavori sono editi in Italia da Sperling&Kupfer.
Fine turno è il terzo capitolo di una trilogia incentrata sulle avventure del detective Bill Hodges iniziata con Mr. Mercedes e proseguita con Chi perde paga. Questa, come la maggior parte degli ultimi lavori dello scrittore, è tradotta da Giovanni Arduino.

Tutto incomincia In Mr. Mercedes, quando Hodges è da poco in pensione e passa le giornate libere a deprimersi e a rattristirsi con il pensiero della carriera terminata. Annoiato, scopre un sito dove un certo Brady lo contatta con l'obbiettivo di portarlo al suicidio. Hodges fa ricorso quindi a tutti i suoi strumenti possibili, e oltre a combattere la sua depressione, tenta di risolvere assieme a Jerome e Holly il caso già andato nel dimenticatoio ed evitare così che Brady, l'assassino che tempo prima era andato a schiantarsi su una folla con una Mercedes, possa compiere un altro attentato simile, questa volta tentando di portare una bomba dentro ad un palazzetto gremito di ragazzine.

Chi perde paga è il secondo volume. Dopo che Holly, l'amica di Hodges gli ha spappolato la testa prima che potesse farsi esplodere dentro al palazzetto, Brady entra in stato vegetativo, e per un po' vive delle sole visite quotidiane dei dottori e di Hodges, che nutre un enorme senso di colpa.
Questa volta il detective deve fronteggiare Morris Bellamy, seguace accanito di uno scrittore che lui stesso uccide e deruba dei taccuini contenenti nuove storie, i quali verranno ritrovati anni dopo da un ragazzo di nome Peter Saubers. Anche se Brady in questo romanzo non ha nessun compito e il libro si potrebbe leggere separatamente dal resto della saga, Stephen King fa tornare tutto. Dalle prime pagine si scopre che il padre di Peter Saubers, è una delle tante persone rimaste ferite nell'incidente della Mercedes.

In Fine turno il detective Bill Hodges, ormai in pensione da tempo e addolorato dagli acciacchi legati alla vecchia che diventano sempre più problematici, si trova alle prese con una serie di suicidi che lo portano a dubitare di Brady. È l’amica e collega Holly a mettergli per prima la pulce nell’orecchio.
Attraverso una serie di sfortunate coincidenze, Brady al suo risveglio dallo stato vegetativo si ritrova in un corpo da buttare ma con una mente stranamente rinvigorita e scopre di possedere delle doti paranormali, che una volta allenate, gli permettono di entrare nel cervello di chi vuole lui e di compiere qualunque cosa. Così attraverso questi poteri e ad un piano malefico, riesce a controllare le menti della maggior parte delle ragazzine che tempo prima erano scampate alla sua bomba. La Finders Keepers, formata da Holly Gibney, Hodges e Jerome, deve quindi impedire che Brady riesca a mietere altre vittime.
Dal finale strappalacrime e mozzafiato, Fine turno è una corsa al cardiopalma contro la morte.

Ci troviamo davanti ad una storia diversa da tutto quello a cui i fedeli lettori di King sono abituati, questa trilogia infatti non ha nulla a che vedere con romanzi quali It, Misery o i recenti Revival e 22/11/'63.
King come è solito fare di tanto in tanto, si reinventa; In questo caso ha sperimentato il giallo hard-boiled e anche se il primo volume non mi aveva convinto più di tanto, a parer mio è con Chi perde paga e Fine turno che lo scrittore è riuscito a dare il meglio di sé.
Solo grazie alla voglia e alla sua necessità di ampliare i suoi orizzonti senza però snaturarsi, di espandersi a generi che raramente ha toccato prima d'ora, è riuscito ad arrivare a essere la figura che è attualmente per i suoi estimatori provenienti da tutto il mondo.
Nonostante la storia sia una novità per i lettori più fedeli, nell'ultimo volume King aggiunge un fattore paranormale alla storia, i poteri di Brady, i quali ci faranno sicuramente ricordare Carrie e L'incendiaria.
Ultimamente ho l'impressione di leggere parole provenienti da una mente più sicura di se e più matura, e anche i temi trattati sono più cupi e malinconici rispetto agli anni passati (si pensi al recente Revival).
Fine turno è indubbiamente scritto bene, tuttavia trovo che manchino le pagine piene di descrizioni a cui siamo abituati noi fedeli lettori.
Grazie al sito Stephen King Only sappiamo che fra un paio d'anni uscirà negli USA una serie televisiva tratta da questa saga con la regia di Jack Bender (regista e produttore esecutivo di Lost e Under the Dome). Sarà Brendan Gleeson ad interpretare il detective Bill Hodges, mentre per quanto riguarda il personaggio di Brady, la parte venne in passato assegnata al defunto Anton Yelchin e passata poi nelle mani di Harry Treadaway.




domenica 6 novembre 2016

Fiabe Islandesi: Dai fratelli Grimm all'indipendenza dalla Danimarca.

Vi consiglio un libro:
FIABE ISLANDESI

Fiabe islandesi è una raccolta di fiabe originarie dell'Islanda tradotta dalla traduttrice Silvia Cosimini per Iperborea e curata da Bruno Berni. Pubblicato alla fine del 2016, questo volume va ad unirsi al ciclo delle fiabe boreali che ad oggi comprende Fiabe Lapponi, Fiabe Danesi e Fiabe Islandesi.

Prima di dirvi cos concretamente questo volume e cosa contiene, è mio dovere fare una premessa e dirvi che le fiabe per l'Islanda hanno avuto una grandissima importanza nella storia. 
 
Dal 1812 l’opera Kinder- und Hausmärchen dei fratelli Grimm influenzò l'Europa in modo tale che la maggior parte delle nazioni decise di pubblicare a sua volta una raccolta con le proprie fiabe tradizionali. Così successe anche nel mondo scandinavo, dove a distanza di poco tempo vennero pubblicati i volumi Danske folkeeventyr (fiabe danesi), Norske folkeeventyr (fiabe norvegesi) e Svenska folk-sagor och äfventyr (fiabe svedesi). All’appello mancava l'Islanda, così venne chiesto a Magnús Grímmson e a Jón Árnason di provvedere a tal compito. Girando l’isola in lungo e in largo, i due studiosi riuscirono a riunire un modesto quantitativo di racconti che vennero pubblicati in una raccolta intitolata Íslenzk Æfintýri (fiabe islandesi), che nonostante il titolo, non conteneva nessuna fiaba. 
Fu il tedesco Konrad Maurer nel 1858 a ricercare nuovo materiale – tra cui alcune fiabe – e a pubblicare un paio di anni più tardi quella che tutt’oggi risulta la prima vera raccolta di fiabe islandesi: Isländische Volkssagen. Questo volume, seguito da altre raccolte, venne pubblicato nel periodo in cui l'Islanda era ancora sotto il dominio danese e stava cercando di ottenere l'indipendenza; quindi si rivelarono un pezzo importante della storia ed ebbero il merito di aver contribuito a creare l'identità culturale dell’isola.
In oltre, la prima raccolta di fiabe islandesi è importante per aver trasformato una cultura che si tramandava oralmente e che evolveva di generazione in generazione, in opere scritte e tangibili, a cui tutti nel mondo avrebbero avuto accesso e aumentare così la figura di nazione che l'Islanda cercava da diverso tempo.

In questo volume sono raccolte trenta fiabe più o meno lunghe selezionate dal vasto repertorio di fiabe orali della cultura islandese. Spesso si narra di troll e trollesse, di re e e regine e di donne e uomini valorosi. 
A mio parere le più belle sono La danza degli elfi nella notte di capodanno, Jón e la trollessa, Búkolla e il ragazzo, Þorsteinn il pidocchioso, Gorvömb, Rauðiboli e infine La genesi del popolo nascosto, una fiaba dove viene narrata l'origine degli Elfi.
È una lettura divertente e utile per comprendere questa nazione, accompagnata a fine libro da un'interessantissima postfazione della traduttrice dove viene narrata l'origine della prima raccolta di fiabe islandesi e tanto altro ancora.
 
Consigliato,
Parola di lettore.