LA
MORTE DEL PADRE di Karl Ove Knausgård.
Libro
edito da Feltrinelli e tradotto da Margherita Podestà Heir, "La
morte del padre" è il primo di sei volumi autobiografici.
Sempre editi da Feltrinelli, troviamo “Un uomo innamorato”,
“L'isola dell'infanzia” e il quarto volume uscito di recente
intitolato “Ballando al buio”.
Per il cuore la vita è
semplice: batte finché può. Poi smette. Prima o poi, un giorno o
l'altro, questo movimento, instancabile e ritmico come quello di una
pressa, cessa in modo del tutto autonomo e il sangue prende a
defluire verso il punto più basso del corpo dove si raccoglie in una
piccola cavità, visibile dall'esterno sotto forma di una macchia
scura e cedevole al tatto che compare sull'epidermide sempre più
bianca. Tutto questo mentre la temperatura si abbassa, le membra si
irrigidiscono e i visceri si svuotano. I cambiamenti intercorsi in
queste prime ore avvengono così lentamente e sono compiuti con tale
sicurezza da avere in se qualcosa di rituale [...]
Utilizzando
questo incipit, Karl Ove Knausgård
inizia a
raccontarci la sua vita attraverso una collana di sei libri
autobiografici dal titolo originale norvegese Min Kamp. Scegliendo
questo titolo, l'autore ha voluto consapevolmente creare
un contrasto con
l'opera “Mein
Kampf” di Adolf
Hitler,
descrivendo quella che è la sua lotta, ovvero una lotta personale
che si svolge nel quotidiano; creando così un contrasto più che
evidente con la grande lotta di Hitler.
Nel
primo volume vengono narrati alcuni episodi risalenti ai suoi primi
anni di vita e al suo particolare rapporto con la figura paterna; a
partire da quando, da bambino, gli sembrò di vedere la figura di un
uomo durante un servizio in televisione, a quando decine di anni
dopo, si troverà davanti al cadavere di suo padre, con la pelle
pallida e i polpastrelli ingialliti dalla nicotina. Attraverso questo
volume scopriamo la forte capacità autocritica dell'autore, che darà sfogo a critiche e riflessioni sulla vita che lo
circonda, dagli avvenimenti più banali ad un evento importante e
ancora tabù come può essere al giorno d'oggi la morte.
Karl
Ove sa scrivere, e lo fa bene. Nonostante sia un romanzo di
letteratura contemporanea, usa uno stile di scrittura differente da
quello dei tanti romanzi che affollano al giorno d'oggi le librerie.
Si tratta di un linguaggio coraggioso, forse l'unico realmente adatto
a una tale opera. In tutte le cinquecentocinque pagine, veniamo
investiti da un gran numero di minuziosi dettagli – come ad esempio la
descrizione nei minimi particolari delle stanze e dei paesaggi che lo
circondano – lo scrittore racconta per filo e per segno dettagli
che a prima vista potrebbero risultare estenuanti e inutili ma dei
quali poi, giunti alle ultime cento pagine, non riusciremo più a
farne a meno.
È
un libro consigliato a chi vuole compiere una lettura diversa dal
solito, e non è assolutamente adatto a chi cerca una storia leggera
con cui intrattenersi sotto l'ombrellone. Una volta iniziato, vedrete
che non riuscirete più a staccarvene e l'amerete anche voi come l'ha
amato il sottoscritto.
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