Dopo aver visto il
suo sogno di diventare un pittore andare in fumo, lavora come apprendista in
una farmacia di Grimstad. Intanto prosegue i suoi studi, ed è proprio in quel
periodo che incomincia a scrivere le sue prime opere.
Lasciati gli studi
per dedicarsi al teatro, con l’aiuto di una borsa di studio si trasferisce
prima in Germania poi in Italia. Nel 1891 lascia Roma per fare ritorno a Cristiania,
attuale Oslo, dove una quindicina di anni dopo ci lascia.
Uscito nel 1879
con il titolo originale Et dukkehjem,
Casa di bambola è forse uno dei
componimenti teatrali più famosi e importanti dell’autore. All’epoca infatti fece
scalpore all’interno di una mentalità maschilista e poco evoluta, la stessa che
l’autore criticava all’interno dell’opera.
Ho letto Casa di bambola nell’edizione edita
dalla casa editrice Giulio Einaudi con la traduzione di Anita Rho.
La storia si
svolge per lo più all’interno delle mura domestiche di casa Helmer.
Nora, moglie di un
eccelso avvocato da poco promosso a direttore della banca, svela alla sua amica
Kristine del suo debito che diversi anni prima aveva contratto nei confronti di
un certo Krogstad falsificando la firma del padre in fin di vita, allo scopo di curare
suo marito Torvald. Aveva risparmiato per tutto quel tempo in segreto, cercando
di comprarsi solo lo stretto indispensabile, ma ora che suo marito era stato
promosso non sarebbe stato più un problema.
Krogstad però,
sente il suo posto da banchiere a rischio e ricatta Nora, che disperata, cerca
in tutti i modi di convincere il banchiere a ritirare le minacce. Per far rimanere
suo marito all’oscuro di tutto, Nora deve convincerlo a non licenziarlo.
Dopo diverse vicende
che vedono tra i personaggi anche il medico e amico di famiglia dottor Rank,
Torvald viene comunque a sapere del segreto della moglie.
Arrabbiato ma allo
stesso tempo preoccupato della sua reputazione, sgrida Nora, che offesa, mette
in discussione tutti gli anni di matrimonio.
Un fatto però fa
cambiare idea a Krogstad, che ritira le sue minacce e il suo debito. Torvald
allora si scusa, ma Nora capisce che in tutti quegli anni di matrimonio non era
mai stata presa in considerazione, quindi decide di abbandonare il marito e i figli e
scappare.
Nel testo Nora è
rappresentata come un personaggio scaltro, onesto ma che allo stesso tempo è
pronta a tutto per salvare la vita di un suo caro. Nonostante sia stato creato
nel 1879, è tuttavia un personaggio moderno, e lo si vede quando svela il suo
segreto, quando tutti rimangono a bocca aperta. Per fare il bene nei confronti
della famiglia quindi agisce di sua spontanea volontà sena interrogare prima il
marito; rifiuta quindi il ruolo di manichino, di bambola, lo stesso che la
società le aveva assegnato.