E prima di passare in casa, strinse lo stoppino della candela tra due dita. È un atto di compassione verso la luce, non lasciare che si consumi invano.
Foto presa da http://bokmenntaborgin.is/en/ |
Gunnar Gunnarsson è uno degli
scrittori islandesi più famosi di tutti i tempi. È nato a Fljótsdalur nel maggio del 1889, e benché
abbia vissuto la maggior parte dei suoi anni nella capitale danese, durante la vecchiaia
ha fatto ritorno nella sua terra natale dove ha vissuto i suoi ultimi anni di
vita fino al 1975. Vanta una lunga e facoltosa carriera dedicata alla scrittura
di romanzi che gli hanno anche permesso di venir nominato più volte al premio Nobel.
Da giovane si rese conto che era improbabile vivere di scrittura in un paesino
con poco meno di un centinaio di persone, così si trasferì in Danimarca dove
dopo essersi impadronito del danese, incominciò ad utilizzarlo nelle sue opere; è
per questo che una buona parte dei suoi scritti sono in danese e non in
islandese. Solo nel 1939 fa ritorno in Islanda. Si trasferisce inizialmente in
una fattoria per poi sistemarsi definitivamente nella capitale, dove rinuncia
alla sua carriera narrativa per dedicarsi alle traduzioni in islandese dei suoi
lavori compiuti negli anni passati.
Il suo lavoro più famoso, dal titolo originale in
danese “Advent”, venne pubblicato per
la prima volta nel 1936 in Danimarca, e si dice che ispirò Hemingway a scrivere
“Il vecchio e il mare”. In Italia è arrivato solo pochi mesi fa con il titolo Il pastore d’Islanda. È infatti edito da
novembre 2016 dalla casa editrice Iperborea con la traduzione di Maria Valeria
D'avino, una postfazione dello scrittore islandese contemporaneo Jón Kalman
Stefánsson tradotta da Silvia
Cosimini, e una nota di Alessandro Zironi.
Devi sapere, caro Leó, che nemmeno il papa a Roma se la passa meglio di te e di me, o ha la coscienza più limpida.” Leó agitava la coda, disposto a credere a tutto quello che predicava il suo padrone, tanto più che ognuno di quei dogmi era accompagnato da un buon boccone.
Copertina del libro |
Protagonisti di questa breve storia sono un uomo di nome Benedikt e i suoi due animali più fidati: un montone di nome Roccia e un cane di nome Leó. Sono loro che ogni anno a Dicembre lo accompagnano in giro per l’Islanda a salvare quelle bestie che altri contadini hanno dimenticato tra i paesaggi innevati e che sono destinate a morire in un gelo agonizzante. È il ventisettesimo anno di fila che compie quello che ormai per lui è diventato un vero e proprio rito al natale, ma le cose quest’anno non vanno come previsto. Infatti Benedikt si ritroverà a cercare molti più animali rispetto gli scorsi anni e camperà in una bufera di neve che gli farà perde le speranze di portare a termine il suo compito.
Chi non l’ha mai bevuto in una buca nella terra, a trenta gradi sotto zero e in mezzo a un deserto di montagne e tempesta, non sa cos’è un caffè.